Con ordinanza n. 4232 del 10 febbraio 2023, la Suprema Corte ha precisato che la prescrizione decennale delle rate del mutuo decorre dalla scadenza dell’ultima rata prevista dal piano di ammortamento.
La Corte ha infatti precisato che il pagamento delle rate del mutuo – benché frazionato nel tempo – costituisce un’obbligazione unica, così come unico è il debito che deriva da tale contratto. Ed è proprio in ragione di tali circostanze che il dies a quo per il calcolo del termine di prescrizione decorre dalla data di scadenza dell’ultima rata, non essendo possibile invece individuare tante prescrizioni per quante sono le rate convenute.
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 4248 del 10 febbraio 2023, ha ribadito che l’art. 2558 del Codice Civile – che prevede la successione dell’acquirente dell’azienda nei contratti stipulati per l’esercizio della stessa che non abbiano natura personale e salvo diverso accordo tra le parti – trova applicazione in tutti i casi di negozi a prestazioni corrispettive non integralmente eseguiti da entrambe le parti al momento del trasferimento dell’azienda, con la conseguenza che, nel caso di retrocessione dell’azienda affittata, si trasferisce al cessionario solo la parte del rapporto relativa alle prestazioni rimaste ineseguite da entrambi i contraenti. L’art. 2560 del Codice Civile trova invece applicazione sia con riferimento a rapporti obbligatori derivanti da contratti a prestazioni corrispettive già interamente eseguiti, sia con riferimento a contratti che prevedano prestazioni a carico di una sola parte.
Con ordinanza n. 3817 del 9 febbraio 2023, la Cassazione ha precisato la domanda di nullità di un contratto preliminare di vendita di immobile da costruire per mancato rilascio della fidejussione ex art. 2 del D.Lgs. 122/2005 e ss.mm.ii. non può essere accolta se proposta dopo l’ultimazione dei lavori; e ciò, per carenza di interesse ad agire, considerato che, se i lavori sono stati ultimati senza che, nelle more, siano stati pregiudicati gli interessi del promissario acquirente, quest’ultimo non è legittimato ad agire in giudizio nei confronti della società di costruzioni.
Con sentenza n. 3653 del 7 febbraio 2023, la Suprema Corte – chiamata a pronunciarsi sulla possibilità per il Giudice di rilevare d’ufficio l’inesistenza delle condizioni richieste dalla legge per la cancellazione di una società dal Registro delle Imprese – ha ribadito che è onere della parte che vi abbia interesse proporre l’azione volta ad accertare l’insussistenza delle predette condizioni, non potendo invece il Giudice procedere d’ufficio.
Una proposta d’acquisto non può essere considerata idonea a far sorgere il diritto alla provvigione del mediatore, essendo tale atto costitutivo di un semplice vincolo a concludere un possibile affare e non potendosi in tal caso ritenere concluso l’affare ai sensi dell’art. 1755 del Codice Civile.
È questo il principio di diritto sancito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 2385 del 26 gennaio 2023, nella quale si legge che un affare può ritenersi concluso solo quando sia idoneo a costituire tra le parti (messe in relazione dal mediatore) un vincolo giuridico che abiliti ciascuna di esse ad agire per l’esecuzione specifica del negozio (ai sensi dell’art. 2392 del Codice Civile) ovvero per il risarcimento del danno derivante dal mancato conseguimento del risultato utile derivante dal negozio programmato.
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